Il “caffè” delle conoscenze
Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale
Il “caffè” delle conoscenze
Progetto proposto dall’Istituto nazionale di Studi sul Rinascimento meridionale al Comune di Napoli in data 2 luglio 2014
Tutta l’educazione è oggi terapia, nel senso della liberazione dell’uomo con tutti i mezzi a disposizione da una società in cui, presto o tardi, sarà trasformato in un bruto, anche se non se ne renderà più conto. L’educazione in questo senso è terapia, e ogni terapia è oggi teoria e pratica politica.
Così scriveva Herbert Marcuse, enfatizzando opportunamente l’importanza ineludibile dell’educazione volta a trasmettere ai giovani il bagaglio umano, culturale e tecnologico che nel corso del tempo l’umanità ha avuto modo di monitorare, sperimentare e assimilare.
Dalla breve citazione si possono accogliere in relazione al contesto napoletano quanto meno tre sollecitazioni. In primo luogo l’opportunità, se non si vuole dire la necessità, di rivendicare e stimolare il riconoscimento che si intende attribuire alla funzione della cultura e di tutte le più diverse strutture che a vario titolo in tale direzione promuovono e legittimano il proprio ruolo all’interno della società: dalla scuola alle biblioteche, dalle accademie agli istituti e alle associazioni culturali, ecc.
Accanto al costante richiamo del ruolo ineliminabile della cultura e della conoscenza, proiettate a formare e a radicare la coscienza sociale di ciascun cittadino, nella specifica realtà partenopea si affianca la complessa interpretazione e il difficile, ancorché indispensabile e talora molto intrigante, rilancio della “Capitale”, storico crocevia delle molteplici sollecitazioni e degli approcci spesso esaltanti delle energie scientifiche, intellettuali e ideali del Meridione ma anche “palestra” delle contraddizioni e dei problemi del Sud.
Una terza sollecitazione concerne la consapevolezza della deleteria consuetudine (certo non solamente partenopea) a evitare, e spesso a ostacolare, potenziali forme di sinergia fra istituzione votate a salvaguardare e favorire analoghi interessi scientifici e socio/culturali.
Alla luce e in conseguenza di quanto detto, l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale intende sottoporre alla cortese attenzione del Comune di Napoli il progetto «Il “caffè” delle conoscenze».
Il progetto mira alla istituzione di un luogo comune nel centro di Napoli o nei pressi del centro, agevolmente fruibile dai napoletani e dai non napoletani (anche turisti, auspicabilmente), dove sia il nostro Istituto che al momento altri sei istituti/associazioni partenopei attivi nell’ambito della cultura letteraria, musicale, artistica e scientifica, già contattati, dovrebbero collocare la propria sede e promuovere iniziative comuni.
Si è pensato di denominare il possibile “luogo” di incontro, di confronto e di promozione Il caffè delle conoscenze, dove il primo termine (al di là dell’immediato richiamo alla celebre bevanda, per la quale siamo giustamente apprezzati) mira a porre in evidenza la fisionomia più autentica degli ambienti:non la piazza medievale, sede di cerimonie religiose e di attività politiche ed economiche, non la corte rinascimentale, dove si elaboravano modelli tipici di quella società (dal cortigiano, all’amor platonico, alla lingua aulica), non il salottodel primo Settecento, come ad esempio quello di Cristina di Svezia, ma il caffè illuminista, tempo reale e nello stesso tempo simbolico nel quale esprimere precise pratiche culturali, aperte al più ampio pubblico possibile e proiettate a coinvolgere un crescente numero di persone. Di proposito, poi, si è adottato il secondo termine, “conoscenze”, per comunicare il più direttamente e più chiaramente possibile la precisa intenzione di dare impulso, quasi provocare l’educazione e la gestione dinamica delle competenze e delle sensibilità culturali, anche in virtù della metabolizzazione circolare dei saperi espressi dal nostro istituto e dagli altri soggetti coinvolti nel progetto.
Se secondo alcuni, e viene da richiamare Pierre Lévy, siamo entrati nell’Età del “noolitico”, quarto e ultimo spazio antropologico dell’evoluzione umana, la presente proposta di un modello, di un luogo votato allo scambio e alla sinergia culturali nella prospettiva della consapevolezza civile collettiva e dell’apprendimento cooperativo, vuole acquisire, tutelare e divulgare il concetto dell’accesso al sapere concepito come accesso al sapere di tutti. Lo scambio della conoscenza diventa una nuova forma di legame sociale: ciascun essere umano è per gli altri una fonte di conoscenze. L’intelligenza collettiva non è pertanto la fusione delle intelligenze individuali, quanto valorizzazione e reciproco rilancio dei singoli. Si tratta di un sistema aperto di comunicazione tra individui.
In una città come Napoli, dove storicamente nei vari secoli sono germogliate grandi risorse, hanno visto la luce straordinarie personalità e si sono fatte apprezzare iniziative di vistoso spessore in tutti i campi del vivere civile, ma dove purtroppo ha rivestito un peso troppo incisivo anche la ridotta o addirittura assente collaborazione fra diversi soggetti impegnati sui differenziati versanti socio/culturali, il presente progetto si carica in sostanza di una nuova fondamentale valenza: quella, cioè, di superare l’individualismo e di mostrare l’energica forza della cooperazione e del lavoro impostato su obiettivi comuni per il profitto collettivo.
Il caffè delle conoscenze, come detto, dovrebbe nascere nel centro (o nei pressi), prevedendo alcuni spazi comuni per le istituzioni finora interessate, quali una sala per le conferenze, per le mostre, per i concerti, i cineforum, ecc. e un ambiente destinato ad accogliere una ricca biblioteca di carattere interdisciplinare, aperta al pubblico, un bar, un luogo di ristoro (dove potere anche programmare serate culinarie a tema) e circa 16 locali di minore dimensione, dove destinare una segreteria generale comune, le direzioni, le segreterie e le sale riunioni delle istituzioni finora interessate nonché quelle che si potranno coinvolgere.
L’istanza di potere beneficiare di un luogo dove potere essere informati di varie iniziative, dove potere assistere a eventi specifici e comuni, dove potere confrontarsi con istituzioni e soggetti qualificati, è avvertita da una buona parte della popolazione partenopea. Ma la realizzazione del progetto consentirebbe di conseguire quanto meno altri cinque importanti risultati: 1. Creare una “luogo” da mostrare come esempio (ben al di là della pur interessante “Casa della conoscenza” di Casalecchio di Reno) ai napoletani ma anche, o soprattutto, ai non napoletani; 2. Consentire ad importanti e benemerite istituzioni culturali di espletare la propria attività in un luogo prestigioso e di grande attrazione, condividendo per altro progetti specifici e interdisciplinari; 3. Collaudare e mostrare un concreto modello di cooperazione; 4. Dare vita ad una qualificata biblioteca, creata con i fondi delle istituzioni coinvolte e a mano a mano arricchita da acquisti mirati e da donazioni, fruibile per altro da tutti; 5. Infine, e per certi aspetti può considerarsi risultato di particolare spicco, recuperare uno stabile o comunque dei locali per una destinazione di solida e prestigiosa efficacia
Prof. Marco Santoro
Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale